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Lasciata Verona verso il 1318, Dante trascorre a Ravenna, attorniato dai figli Pietro, Jacopo e Antonia e da pochi, fedeli amici, l'ultimo periodo della sua vita. La calda ospitalità di Guido da Polenta allevia le cure familiari; e lì egli conduce a compimento l'opera sua maggiore, la Divina Commedia, iniziata attorno al 1308 come un vasto e possente affresco che traducesse e rappresentasse in immagini poetiche le avventure più segrete dell'animo suo, i suoi dolori e le sue speranze, gli odi violenti e tenaci ma anche le amorose e fiduciose, anzi incrollabili certezze di poeta e di credente, e insieme riaffermasse in modo esemplarmente valido per ogni tempo, attraverso un continuo giudicare sugli uomini e sulle cose umane di quegli anni, una ben precisa concezione morale e politica del mondo, dei fini e dei doveri dell'umanità tutta, entro e in rapporto al duplice ordine della Natura e della Grazia. Le prime due cantiche del poema erano già compiute entro il 1316, il Paradiso sarà invece pubblicato dai figlioli, Pietro e Jacopo, nel 1322. |
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