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1 | Al reverendissimo padre in Cristo, al più caro dei propri signori Nicolò, per celeste misericordia vescovo d'Ostia e Velletri, legato della Sede Apostolica nonché ordinato dalla sacrosanta Chiesa paciere in Toscana, Romagna e Marca Trevigiana e nelle regioni circostanti, i devotissimi figli A. capitano, il Consiglio e l'Università della parte dei Bianchi di Firenze con tutta la loro devozione e il loro zelo si raccomandano.
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2 | [1]. Da comandamenti salutari ammoniti e richiesti dall'Apostolica pietà, al contesto della santa voce, che ci inviaste dopo i consigli a noi cari rispondiamo. E se colpevoli di negligenza o di ignavia fossimo giudicati per la colpa della lentezza, la vostra santa discrezione inclini al di qua della condanna; e ponderato di quanti e quali consigli e risposte, nel rispetto della lealtà del consorzio, la nostra Fraternità abbisogni procedendo convenientemente, e insieme le cose che qui tocchiamo, nel caso forse che siamo biasimati di aver mancato alla dovuta celerità, preghiamo che la sovrabbondanza della vostra Benignità sia indulgente.
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3 | [2]. Come figli non ingrati dunque vedemmo la lettera della pia vostra Paternità, che, riecheggiando i princìpi di tutto il nostro desiderio, di colpo le nostre menti di tanta gioia inondò quanta nessuno potrebbe con la parola o il pensiero misurare.
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4 | Poiché la salute della patria che agognavamo sognando quasi per il desiderio, più di una volta le parole della vostra lettera sotto il paterno ammonimento ha offerto.
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5 | E per quale altra mèta precipitammo nella guerra civile? E a che altro miravano le nostre bianche insegne? E per quale altro scopo rosseggiavano le spade e le lance nostre se non per ottenere che coloro che avevano spezzato i diritti civili con dissennata determinazione, sottomettessero il collo al giogo delle sante leggi e fossero costretti alla pace della patria?
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6 | Anzi, la freccia legittima della nostra intenzione lanciandosi dal nervo che tendevamo, chiedeva soltanto la pace e la libertà del popolo fiorentino; chiede e chiederà in futuro.
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7 | Che se siete vigile del bene a noi tanto caro, e intendete ricondurre i nostri avversari come hanno voluto i vostri santi tentativi nei solchi del buono stato, chi potrà sciogliervi grazie degne? Non lo possiamo noi, padre, né alcunché di gente fiorentina in questo mondo; ma se una pietà è in cielo che guardi tali azioni degne di premio, quella rechi ricompensa a voi degna, che vi siete vestito di misericordia per così grande città e vi affrettate a sedare le empie lotte dei cittadini.
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8 | [3]. Certamente, poiché per un uomo di santa religione, frate L., persuasore di buon governo e di pace, siamo stati ammoniti e vivamente per voi richiesti, come anche la vostra stessa lettera diceva, di cessare da ogni assalto e azione guerresca e di rimettere noi stessi nelle vostre paterne mani, poi figli a voi devotissimi e amanti della pace e giusti, deposte ormai le spade, ci sottoponiamo al vostro arbitrio con spontanea e leale volontà, come si dirà per la relazione del predetto vostro messo frate L. e sarà dichiarato per pubblici atti solennemente rogati.
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9 | [4]. Perciò supplichiamo la pietà vostra clementissima con voce filiale e con infinito affetto di voler irrigare del sopore di tranquillità e pace quella Firenze così a lungo agitata e di tener raccomandati come pio padre noi che sempre siamo alla difesa del suo popolo e le cose che son nel nostro diritto; noi che, come non desistemmo mai dall'amore della patria, così non intendiamo mai uscire dai confini dei vostri ordini, ma ubbidire sempre tanto debitamente quanto devotamente a qualsiasi vostro comando.
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