BIOGRAFIA DI DANTE ALIGHIERI


1. Nascita



Dall'esame delle testimonianze esterne si rileva che Dante, figlio di Alighiero II e di Bella, nacque a Firenze in un giorno tra la fine di maggio ed i primi di giugno del 1265, nella casa degli Alighieri nel popolo di San Martino del Vescovo. I documenti interni sono strettamente collegati con gli esterni, così che la messa in discussione degli uni non può prescindere dalla credibilità degli altri. Elenchiamo gli elementi interni: V.N. XXIX 1: morte di Beatrice, l'8 o il 19 giugno 1290; Purg. XXX 124: morte di Beatrice, che non aveva ancora compiuto i venticinque anni, e quindi nata nel 1266, con la conseguente affermazione che avendo Dante tra i nove e i dieci mesi più di Beatrice il suo anno di nascita è il 1265; Purg. XXXII 2: la decenne sete che gli occhi di Dante disbramano nel rivedere Beatrice: 1290-1330 sempre che quest'ultima sia la data della visione di Dante; Inf. I 1 nel mezzo del cammin di nostra vita, nel trentacinquesimo anno, secondo Conv. IV XXIII 6-10 (sempre a condizione che il viaggio si compisse nel 1300;); Inf. XXI 112-114: sono trascorsi 1266 anni e un giorno, con cinque ore in meno, dal momento in cui il terremoto che, alla morte di Cristo, sconvolse la terra, fece franare i ponti sulla sesta bolgia; a Cristo volle morire nel trentaquattresimo anno de lasua etade, Conv. IV XXIII 10; dunque 1266 + 34 = 1300); Conv. I III 4 [in Firenze] nato e nutrito fui... in fino al colmo de la vita mia; Par. XXII 112-117: nascita di Dante quando il sole si trovava nella costellazione dei Gemelli.

I biografi e i commentatori sono concordi, per tutto il sec. XIV e per buona parte del successivo, nell'affermare che Dante venne a morte "in età circa 56 anni", come recita il Villani nella sua Cronica, ovvero, secondo il Boccaccio, " negli anni della salutifera incarnazione del Re dell'universo MCCLXV; sedente Urbano papa IV nella cattedra di san Piero", precisando poco dopo che Dante venne a morte "già nel mezzo o presso del cinquantesimo sesto suo anno", conformemente a quanto affermato nelle Esposizioni: "avendo già il cinquantesimosesto anno della sua età compiuto". Così poi nel Buti ("avendo già cinquantasei anni e quattro mesi"), in Benvenuto, in F. Villani, nel Bandini, nel Serravalle, nel Bruni, nel Manetti, nell'anonimo cronista ferrarese, nel Filelfo, ecc. Soltanto con Sicco Polenton la serie s'interrompe: "Annos ipse non integros quatuor et sexaginta vixit", ma la dichiarazione dell'umanista trentino, redatta verso il 1435, non può godere di alcun credito, ed è frutto di sbadataggine tra la data di nascita, erroneamente calcolata al '64, e il numero degli anni di vita. La serie è ancora compromessa dal Landino ("nell'anno della salute MCCLX, et nel ponteficato di Clemente quarto"), il qual Landino, del resto, ponendo il priorato nel "XXXV anno della sua età", avrebbe potuto facilmente correggere l'errore

Le parole del Boccaccio contengono, tuttavia, un errore, puntando sul quale gli studiosi avversi alla tesi 1265 hanno tentato di sminuire l'importanza di una simile attestazione: Urbano IV morì il 2 ottobre 1264, ed era pontefice dal 5 febbraio 1265 Clemente IV. Si deve però ritenere che il Boccaccio fosse sicuro della data di nascita di Dante, e l'equivoco nascesse dal fatto che per la series dei papi aveva a disposizione un elenco in stile comune e non in stile fiorentino, tanto più che egli, in un luogo immediatamente successivo del commento, riferisce la notizia avuta da Pietro Giardini che Dante in letto di morte ebbe a confidargli "lui avere di tanto trapassato il cinquantesimosesto anno, quanto dal preterito maggio avea infino a quel dì". Il luogo fu sottoposto a censura dall'Imbriani e da altri, fino a revocare in dubbio persino l'esistenza del Giardini; ma oggi la conoscenza del Boccaccio col notaio ravennate e la bontà della notizia sono generalmente accolte, sino ad ammettere anche una data di nascita nel periodo di maggio. Il dubbio tocca anche le parole del Villani, poiché per l'Imbriani l'età di morte di Dante e quindi l'anno di nascita erano calcolate dal Villani sulla base dell'interpretazione dei 35 anni all'epoca della visione, non per notizia diretta: "Quindi il Villani nota negligentemente quanto ha udito dire. Circa. lvi. anni. possono essere cinquantaquattr'anni, possono essere cinquantott'anni. Dalle parole del Villani risulta con certezza solo che, intorno all'età di Dante, egli nulla sapeva né voleva affermare con certezza"; il che è sforzare il testo del Villani a limiti impossibili, perché il cronista fiorentino aveva voluto propriamente dire 56 anni e poco più.

Ma un ulteriore ostacolo si frappose alla data 1265. Da Farinata, com'è noto, Dante si fa dire che gli Alighieri per due fiate furono dispersi dalla Parte ghibellina (Inf. X 48), alludendo con ciò alla presenza degli Alighieri tra i guelfi cacciati in esilio sia dopo la vittoria del 1248 sia dopo la giornata di Montaperti del 4 settembre 1260. Fu anche Alighiero di Bellincione tra i dispersi? Se sì, come ha voluto sostenere l'Imbriani, è impossibile che Dante "vedesse la luce, in Firenze, prima del Maggio o del Giugno M.CC.LXVII, supponendone il babbo ammogliato anteriormente al richiamo de' Guelfi; prima del Maggio o del Giugno del M.CC.LXVIII, ritenendo come a me pareva più verosimile che il padre si fosse inussorato dopo il rimpatrio", cioè dopo la battaglia di Benevento (26 febbraio 1266) e, anzi, dopo la fuga di Guido Novello de' Guidi da Firenze (11 novembre 1266). Ma oggi (col Barbi, con lo Zingarelli, ecc.) si ammette comunemente che solo una parte degli Alighieri ebbe a soffrire l'esilio dopo Montaperti, forse lo stesso avo di Dante, certamente lo zio Brunetto e il parente Geri del Bello, non Alighiero II, che non svolse mai alcun ruolo politico, ed era anche di modeste condizioni economiche. Per aggirare l'ostacolo alcuni studiosi (ad es. il Cian), supposero che Alighiero e i suoi familiari fossero bensì in esilio, forse nell'Alpe di San Pellegrino, secondo quanto ricorda il Villani, ma "alla moglie di Alighiero II, grave del prezioso portato", sarebbe stato "concesso il rimpatrio in sul principio del '65" (giacché nessun biografo ha voluto porsi contro le ripetute affermazioni di Dante della sua nascita in città). Del resto proprio l'aver affermato, per bocca di Farinata, l'impegno politico del casato degli Alighieri e il duplice esilio, ma al tempo medesimo averne fatto esplicita seppur generica menzione per li maggior suoi, per gli antenati e progenitori, deve far ritenere valida la controprova di un giudizio positivo sull'operato personale di Bellincione, Brunetto e Geri, nel nome dei quali (e non già dell'inetto a oscuro Alighiero, assente dall'indice dei nomi dantesco se non per le piacevolezze di Forese) Dante ha voluto adergere il proprio troppo modesto casato ad antagonista della consorteria degli Uberti.