Codice Vaticano 3793
 
 

E' uno dei tre canzonieri prestilnovisti a noi giunti, insieme al codice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Banco Rari 217, già Palatino 418, e al Laurenziano Rediano 9 (L); di origine fiorentina, della fine del Duecento, con i suoi novecentonovantacinque componimenti poetici di moltissimi autori prestilnovisti, è il più ricco manoscritto della lirica italiana antica, unico testimone della produzione di molti poeti minori. La raccoltà è divisa in due parti, riservate ai diversi generi metrici: la prima parte contiene le canzoni, la seconda i sonetti; all'interno di questa partizione principale, i primi fascicoli sono dedicati alle canzoni dei poeti siciliani (Giacomo da Lentini, Rinaldo d'Aquino, Giacomino Pugliese, Mazzeo di Ricco, Jacopo Mostacci ecc.); poi si passa ai primi siculo-toscani e ad altri poeti dell'Italia centrale, primo fra tutti Guido Guinizzelli; i poeti toscani del Duecento, sono suddivisi per città e fra questi primeggia indubbiamente Guittone d'Arezzo, senza dimenticare, fra i maggiori Bonagiunta, Chiaro Davanzati, e Monte Andrea. Una seconda mano dei primi del trecento ha aggiunto il manifesto dello stilnovo, cioè la dantesca Donne ch'avete intelletto d'amore e alcune canzoni del cosiddetto "Amico di Dante". Dante ebbe probabilmente davanti agli occhi un gemello di questo canzoniere per la stesura del De Vulgari eloquentia perché i componimenti e i poeti presenti in esso conincidono con quelli del trattato dantesco.

Riferimenti bibliografici




 

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