Corso Donati
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Nato intorno al 1250, Corso Donati, appartenente alla famiglia magnatizia dei Donati e fratello di Forese e di Piccarda, si caratterizzò presto per il suo carattere violento. Rapì sua sorella dal monastero di S.Chiara a Firenze per darla in sposa a Rossellino della Tosa, stringendo così una parentela molto vantaggiosa per gli interessi della famiglia (Dante ricorda questo episodio in tre passi della Commedia: Purg.XXIV 10, 13-15, Par. III 31 e IV, 9). Ricoprì l'incarico di Podestà e di Capitano del Popolo in molte città toscane e romagnole, ma ogni volta che rientrava in Firenze era coinvolto nelle vicende più torbide della città. A causa dei suoi modi prepotenti, Corso fu spesso in urto anche con gli esponenti della sua stessa parte politica, i guelfi neri (si narra che nel 1296 Guido Cavalcanti cercò di ucciderlo pubblicamente). Scoperta la congiura di Santa Trinita, ordita dai Neri contro i Bianchi in quel momento al potere, Corso, che non si trovava a Firenze, venne condannato a morte, ma, con l'entrata in città di Carlo di Valois, riprese il comando dei Neri di Firenze e firmò numerose condanne all'esilio di esponenti della parte avversa, fra cui quella di Dante. Le sue trame non limpide, ora con una parte ora con l'altra, tuttavia, suscitarono il sospetto dei suoi numerosi nemici e Corso, nel 1308, fu accusato di tradimento dagli stessi Neri: tentò la fuga, ma fu presto catturato e ricondotto in città. Morì nel 1308 nei pressi di Rovezzano. Si narra che durante il ritorno a Firenze Corso fu trafitto dalla lancia di uno dei suoi custodi, mentre tentava la fuga lasciandosi cadere da cavallo e che, cadendo, egli rimase impigliato ad una staffa ed il suo corpo fu trascinato e straziato dall'animale in corsa. Quanto di questi racconti corrisponda alla verità non è possibile sapere, di certo in Dante, che ne parla, per bocca di Forese, in Purg.XXIV, 82-87, si fusero diverse suggestioni: il disprezzo per la ferocia di Corso, cui è negato sempre perfino il ricordo del nome, le leggende medievali che narravano come i peccatori fossero portati direttamente all'inferno da cavalli al galoppo e la pena del trascinamento a coda di cavallo che gli statuti comunali prescrivevano per i traditori. Riferimenti bibliografici |