Firenze / Biblioteca Nazionale Centrale / Banco Rari / 69 / (B. R. A. 5, P.1 n°11; E.5.3.43; Pal.180; 199) / XIV

Omogeneo, miscellaneo. Frammentario. Cartaceo, in-quarto, filigrana raffigurante un cervo simile a Briquet nn. 3284-3299; secolo XIV seconda metà, area fiorentina; cc. II (mod.), 32, II' (mod.); cm 30 x 22.

Cartulazione moderna a penna, 1-32, ubicata nell'angolo superiore destro. Le cc. 25, e 28-32 sono aggiunte più tarde. Bianche le cc. 10, 25, 27-32. Carte di guardia moderne, rese solidali con i piatti.
Del codice originario restano soltanto 3 fascicoli: un sesterno mancante delle due carte finali, un otterno mancante del bifoglio esterno reintegrato per la sola carta 25, e un quinterno mancante di tre carte in fine.
Quadro di giustificazione a secco. Testo a piena pagina con versi a mo' di prosa alle cc. 1r-8r (fino a 3/4 della pagina) e 9rv (tranne il primo quarto di c. 9v), che occupano uno spazio di circa mm 230/240 x 155/160 con un numero di linee per pagina che oscilla da 53 a 57. Versi su due colonne alle cc. 8r-9r, 11r-24v, 26r-v: alle cc. 8r-9r lo spazio occupato è di mm 230 x 125/130, con un intercolumnio di circa mm 5 e con 45 linee di scrittura. Alle cc. 11r-24v e 26rv (Commedia) lo spazio occupato è mm 225 x 65 (5) 70, mentre le linee di scrittura oscillano da 51 a 57.
Lettera bastarda di una sola mano (creduta quella del Petrarca dal bibliotecario Francesco Palermo) che torna sul testo in più tempi, anche su rasura, con postille, correzioni, varianti e notabilia. Una mano più tarda, in una littera textualis di grosso modulo e con inchiostro più scuro, annota a margine riferimenti ad opere e ad argomenti trattati, oltre che varianti e correzioni; la stessa ha completato la c. 9rv a cominciare dai testi petrarcheschi. A c. 7v, nel margine sinistro una annotazione di mano cinquecentesca, probabilmente da identificare con quella di Vincenzio Borghini.

Numerosi disegni a penna, probabilmente dello stesso copista; spazi riservati per iniziali e rubriche; segni di paragrafo a penna dello stesso inchiostro del testo.

Legatura settecentesca in mezza pelle colorata di verde con piatti in cartone ricoperti di carta marmorizzata. Interno dei piatti e controguardie in carta marmorizzata. Datazione impressa in oro sul dorso.

Il codice appartenne nel Cinquecento a Piero del Nero ed è probabilmente da identificare con uno di quelli elencati da Bastiano de' Rossi nell'Introduzione all'edizione della Commedia approntata dalla Crusca (Firenze, Manzani, 1595). Nel 1557 il codice fu usato dal Borghini (che ebbe frequenti scambi di manoscritti con Piero del Nero) il quale lo collazionò con l'edizione Aldina della Commedia del 1515 e con altri codici chiamandolo "Quinterno Palatino". Da Piero del Nero il codice passò alla biblioteca Guadagni e poi a quella di Gaetano Poggiali. Una volta giunto alla Biblioteca Nazionale, Francesco Palermo, credendo che il frammento fosse autografo di Petrarca, lo trascrisse interamente, annotazioni, correzioni e disegni compresi. La presunta autografia petrarchesca è, tra l'altro, il motivo per cui il codice, già Palatino, si trova nel fondo Banco Rari.

Cc. 1r-9v: Dante Alighieri, Rime.
1. c. 1r: [D]onne ch'avete intellecto d'amore (XIV).
2. c. 1rv: [D]onna pietosa e di novella etate (XX).
3. c. 1v: [G]li occhi dolenti per pietà del core (XXV).
4. c. 1v-2r: [V]oi che intendendo il terzo ciel movete (LXXIX).
5. c. 2r: [A]mor che ne la mente mi ragiona (LXXXI).
6. c. 2rv: [L]e dolci rime d'amor ch'io solea (LXXXII).
7. c. 2v: [A]mor che movi tua virtù dal cielo (XC).
8. c. 2v-3r: [I]' sento si d'amor la gran possanza (XCI).
9. c. 3rv: [C]osì nel mio parlar voglio esser aspro (CIII).
10. c. 3v: [I]l m'encresce di me sì duramente (LXVII).
11. c. 3v-4r: [P]oscia che amor del tutto m'à lasciato (LXXXIII).
12. c. 4rv: [L]a dispietata mente che pur mira (L).
13. c. 4v: [T]re donne intorno al cor mi son venute (CIV).
14. c. 4v-5r: [D]oglia mi recha nello core ardire (CVI).
15. c. 5rv: [A]mor da chei conven pur ch'io mi doglia (CXVI).
16. c. 5v: [A]mor tu vedi ben che questa donna (CII).
17. c. 5v-6r: [I]' son venuto al punto della rota (C).
18. c. 6r: [I]' guardo fra l'erbette e per li prati (Fazio degli Uberti).
19. c. 6v: [N]el tempo che s'infio[ra] e copre d'erba (Fazio degli Uberti).
20. c. 6v: [Q]uantumque volte lasso mi rimembra (XXVII).
21. c. 6v: [A]l poco giorno e al gran cerchio d'ombra (CI).
22. c. 6v-7r: [O] voi che per la via d'amor passati (V).
23. c. 7r: Morte villana di pietà nemica (VII).
24. c. 7r: [V]oi che savete ragionar d'amore (LXXX).
25. c. 7r: [B]allata i'vuò che tu ritruovi amore (IX).
26. c. 7v: [I]' mi son pargoletta bella et nova (LXXXVII).
27. c. 8ra-b: [I]o mi sento svegliar dentro dal core (XXI).
28. c. 8ra-b: [L]asso per forza di molti sospiri (XXXV).
29. c. 8va-b: [D]è pellegrini che pensosi andate (XXXVI).
30. c. 8va-b: [I]' mi credea del tutto esser partito (CXIV).
31. c. 8va-b: [P]oi ch'io fu', Dante, dal mio natal sito (CXV).
32. c. 8va-b: [B]ernardo i' deggio ch'una donna vene (D. X).
33. c. 8va-b: [C]hi guarderà giamai senza paura (LXXXIX).
34. c. 8va-b:[C]hi udisse tossir la mal fatata (LXXIII).
35. c. 8va-b: [L]'altra notte mi venne una gran tosse (LXXIV).
36. c. 8va-b e c. 9ra-b: [B]icci novel figliol di non so chui (LXXVII).
37. c. 9ra-b: [B]en so che fosti figliol d'Alleghieri (LXXVIII).
38. c. 9v: Ai faux ris prou quoi trai aves Oculos meos (D. V).

Cc. 11r-24v, 26rv: Dante Alighieri, Commedia. Paradiso, X, 31 - XXXI, 15; XXXII, 91 - XXXIII, 145.
Inc.: Con quella parte che su si ramenta.

Contiene anche rime di Fazio degli Uberti, Iacopo Mostacci, Lapo Gianni, Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti, Forese Donati, Francesco Petrarca.

Il copista è di area linguistica fiorentina.

Bibliografia minima: Batines n° 165; De Robertis, Censimento, SD, XXXVII, 1960, p. 234-235; Roddewig n° 261; De Robertis, Rime. I documenti pp. 295-297.

M.B.R.